Calendario Barilla 1925 – Omaggio del Pastificio Barilla Parma – La filiera della pasta

Data: 1924,12

Autore

Collocazione

BAR I Rl 1925 00001

Dettagli

Marca: Barilla

Note

Nei primi anni Venti del Novecento Barilla si affida allo Stabilimento litografico Chappuis di Bologna per la realizzazione e la stampa dei propri calendari murali. Erede della felice stagione di Edmondo Chappuis (1874-1912), che aveva saputo attrarre alcuni fra i più grandi cartellonisti dell’epoca (da Dudovich a Hoenstein a Mataloni, Chini, Terzi, De Carolis e Ballerio) i fratelli, fra cui si distinse Alberto, proseguirono l’attività in tono minore fino al 1927. Era stato dunque Alberto a proporre al pastificio di Parma la sontuosa cifra grafica della bolognese Emma Bonazzi per il calendario del 1923, e nel 1925 (l’esemplare del 1924 non è attualmente noto) a proporre un altro artista bolognese apprezzato per il linguaggio ironicamente sensuale e giocoso: Adolfo Busi (1891-1977). Originario di Faenza, dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, si era dedicato alla pittura, ai ritratti in particolare, esponendo alla mostra della Secessione romana del 1914. Intorno al 1920 si era accostato alla grafica pubblicitaria ed era entrato nel novero dei collaboratori delle Officine Grafiche Ricordi per cui aveva curato la sala alla prima mostra del Cartellone pubblicitario, tenutasi a Milano nel 1938. Disegnò bozzetti per Borsari e Lepit, i cartelloni per il VI concorso nazionale per la Vittoria del Grano (1928), per la Lotteria di Tripoli (1936-38), per la Fiera di Tripoli del 1931 e centinaia di cartoline con soggetti di genere dall’inconfondibile tratto ironico e garbato. Dal 1932 illustrò la pubblicazione semestrale “La Moda della Lana” edita dal Lanificio Rossi, realizzando anche tutte le campagne pubblicitarie varate dall’azienda negli anni Trenta. Per Barilla Busi disegna il calendario del 1925: freschezza di invenzione e arguta originalità caratterizzano le sei vignette corrispondenti alla scansione dei primi sei mesi, ripetute in successione anche nel secondo semestre, con bambini che seminano, mietono, macinano, raccolgono le uova, impastano e cucinano la pasta, narrando in modo ironico (tra baci all’ombra dei covoni, sacchi di farina perdono il prezioso carico e galli inferociti per il furto delle uova) la filiera produttiva della pasta. Il lavoro di Busi piacque, e l’artista verrà richiamato da Riccardo Barilla (1880-1947) nel 1931 per fronteggiare l’attacco futurista alla pasta.

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