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Il calendario propone una rivisitazione di metafore floreali e zoomorfe della pasta.
La grafica pubblicitaria alle soglie degli anni Trenta evolve il gusto ed il tratto. Nella immagine-simbolo del 1931 un fanciullino – cameriere che cavalca maccheroni giganti non è più il buon garzone impegnato solo ad impastare, ma un ammiccante e maliziosetto Cupido, roseo e paffuto eppure agilissimo a destreggiarsi, pronto a spiccare il volo su quell’aerodinamico mezzo. Il soggetto è tratto dal calendario murale 1931 – stampato dalle Industrie Grafiche Ricordi di Milano e successivamente ripreso in manifesti e cartoline – che Adolfo Busi (1891-1977), già apprezzato autore del calendario del 1925, aveva disegnato per Barilla, osando un linguaggio ironicamente sensuale e giocoso. Freschezza di invenzione e arguta originalità sottendono alle dodici piccole impressioni corrispondenti alla scansione mensile. L’autore carpisce alle belle forme di pasta i segreti di dolcezze romantico-simbolistiche, infondendo vitalità a quei formati che nei cataloghi di vendita si distendono in pagine di efficace impatto estetico: con un intervento di affabulante animazione, Busi convoca stelle e stelline ad illuminare il firmamento, farfalle e farfalloni, ruote e sorprese ad allietare genietti burloni. Botticelliani conchiglioni sono perfetti per una Venere infante, così come un ingegnoso montaggio di formati diversi dà corpo, nello stile di Depero, alla cavalcatura di un imberbe San Giorgio. Miscelando con festosa ironia ora il ricordo di inflessioni secessioniste e rimandi Déco, ora il cilindrico sintetismo futurista, il calendario prefigura una ridda di temi, una messe di anticipazioni che compariranno anche nella cartellonistica successiva.