Viva la vita in campagna

di Emmanuel Grossi

Il mulino è sempre stato un elemento centrale nella comunicazione del Mulino Bianco, dal punto di vista grafico, semantico e spesso anche della narrazione filmico-pubblicitaria. Da fine anni Settanta fu emblema della società rurale, dei suoi valori e della genuinità che recava in dote ai prodotti della tradizione (biscotti, fette, grissini…). Poi, negli anni Ottanta, si affiancò una seconda lettura: era il regno-laboratorio del Piccolo Mugnaio Bianco, da cui nascevano tante ghiotte leccornie. Ma mai si era pensato di rendere protagonista un mulino vero.

Provvide nel 1990 l’agenzia Armando Testa, fondata a Torino dal celebre artista e lucido visionario (all’epoca, ancora vivente), che fin dai tempi di Carosello aveva imposto il proprio stile basato su tre capisaldi: la centralità dell’immagine e della sintesi grafica (presa come punto di partenza anche per gli short cinetelevisivi), la predilezione per le lunghe serialità e un ampio ricorso alla fantasia, spesso condita di ironia surreale e a tratti irriverente.

Negli ultimi anni la comunicazione del Mulino Bianco si era un po’ opacizzata: l’agenzia Young & Rubicam aveva provato a traslarvi le atmosfere di tenera quotidianità familiare che tanto successo riscuotevano per la pasta Barilla, ma senza esiti memorabili. Intanto, nel mondo reale, si era tornati a demonizzare le città, così caotiche e piene di smog, che la moda del momento (stavolta, piuttosto effimera) imponeva di rifuggire rifugiandosi nei paesi dell’hinterland o in aperta campagna.

L’agenzia Testa coglie subito la palla al balzo: il direttore creativo Silvano Guidone incentra i nuovi spot su una famiglia (mamma, papà, due bambini e un nonno, Giacomo Furia, delizioso attore dai gloriosi trascorsi cui il doppiaggio toglie il tipico accento napoletano) che, esasperata dalla frenesia cittadina, decide di trasferirsi in un mulino ad acqua appositamente ristrutturato, per vivere tra prati, campi di grano e animali.

Per rendere quantomai epici i nuovi short (anticipati da quattro teaser, che presentano i personaggi e istillano nel telespettatore la curiosità in merito ai loro sogni di vita all’aria aperta), la produzione BRW schiera ben tre premi Oscar: il compositore Ennio Morricone (che aveva collezionato varie candidature e ne avrebbe poi vinti due in anni più recenti), lo scenografo Gianni Quaranta (premiato nel 1987 per Camera con vista, dopo le nomination per Fratello Sole, Sorella Luna e La Traviata) e il regista Giuseppe Tornatore (fresco di vittoria con Nuovo Cinema Paradiso).

Non rimaneva che un “trascurabile dettaglio”: trovare un mulino che somigliasse il più possibile al logo che da tre lustri campeggiava sulle confezioni e che si prestasse alle riprese cinematografiche. Ma la ricerca – come avremo modo di raccontare – non fu facile…