Sognando Ella

di Emmanuel Grossi

Autunno 1975. Un’affissione recita: “Ti ricordi quei buoni biscotti che sapevano di burro, di latte, di grano? Domattina cercali al Mulino Bianco”. È il debutto pubblicitario della nuova linea.

Ricordava l’art director Sergio Mambelli che il manifesto, nella sua semplicità, conteneva già “tutti gli elementi concettuali, emotivi e formali del ciclo storico delle comunicazioni Mulino Bianco. Il tono nostalgico, il valore alimentare, i biscotti stessi mostrati non su un vassoio ma adagiati su spighe di grano e fiori di campo, infine il fondo giallo e un grande marchio rendevano inutile la presenza della confezione: l’insieme del manifesto la rappresentava perfettamente”.  Ma sebbene stampa e affissioni siano da sempre il fiore all’occhiello della creatività, era soprattutto in televisione che si giocavano le sorti di un prodotto. 

Carosello era agli sgoccioli (si sarebbe concluso il 1° gennaio 1977) e la sua portata mediatica si era notevolmente ridimensionata, ma sapeva ancora affascinare grandi e piccini. E la genesi del Mulino era stata così accurata (tra studio del logo e del nome, immagine coordinata, creazione di un mondo a sé fortemente evocativo…) da meritare una grossa campagna televisiva, che rafforzasse subito la “brand identity” e imponesse la nuova linea all’attenzione del pubblico. Si pensò dunque di ricorrere a un testimonial. Ma non uno qualsiasi, d’occasione: un’artista di fama mondiale, amata e venerata da intere generazioni: Ella Fitzgerald.

I dettagli dell’operazione sono purtroppo avvolti nella nebbia del tempo e dell’oblio.  Sembra che l’idea fosse quella di abbinare ai biscotti della tradizione i grandi classici della musica jazz, interpretati dalla First Lady of Song, che da ultimo avrebbe accompagnato la presentazione dei prodotti sulle note di Moon River. Anche le “manovre d’avvicinamento” alla grande star sconfinano nell’ipotetico e nel verosimile: forse fu decisiva la presenza della multinazionale americana Grace (al tempo, proprietaria della Barilla); forse – nel suo piccolo – giocò un ruolo il regista e produttore Mario Fattori, amico e mecenate di tanti jazzisti italiani e statunitensi, tornato in auge in Azienda dopo i memorabili caroselli di fine anni Cinquanta con Giorgio Albertazzi e Dario Fo… 

Fatto sta che si raggiunge l’accordo. Ricorda Gianni Maestri, allora responsabile del brand, che era tutto pronto e firmato: “un contratto di qualche decina di milioni, il biglietto aereo in tasca…”. Ma il destino si mette di traverso: Ella si ammala e i medici, non essendo più giovanissima, le vietano di prendere quel volo (fortunatamente camperà altri vent’anni). Il calendario è però blindato, gli spazi già prenotati… non si può rimandare. Tocca rinunciare alla testimonial e ripiegare su caroselli cotti e mangiati di vecchie filastrocche contadine, girati dal regista (socio della Pubblicitari Associati) Andrea Cardile, che vanno regolarmente in onda nel 1976.  La prestigiosa presenza di Ella Fitzgerald nella storia della pubblicità italiana rimane così un dolce sogno incompiuto