Lele Luzzati, l’artista eterno fanciullo

di Emmanuel Grossi

Furono quasi certamente gli anni Cinquanta l’epoca di maggior sperimentazione nell’ambito degli audiovisivi pubblicitari. E non tanto per Carosello, che arrivò in coda al decennio e senza chissà che esiti eclatanti (legato com’era alla televisione del tempo, ancora molto rigida e paludata), quanto per gli short cinematografici.
I prodromi (italiani) di pubblicità proiettata nei cinema risalgono almeno al primo Dopoguerra, ma è nel secondo che i fermenti economico-industriali connessi alla Ricostruzione e il grosso impulso del progresso tecnico (a partire dall’avvento del colore) creano i presupposti per una fioritura artistica. I film dal vero sono ancora ingenui, ma grafica e animazione danno subito risultati sbalorditivi.
Nel cartone animato primeggiano i fratelli Pagot, che sfornano centinaia di short uno più smagliante e creativo dell’altro (niente di paragonabile coi loro pur bei caroselli degli anni seguenti); nel passo uno di oggetti dà risultati incredibili (e a tutt’oggi ineguagliati) il geniale Paul Bianchi, che ben due volte porrà il proprio estro e la propria perizia al servizio di Barilla.

Si assesta sugli stessi livelli di bravura e inventiva (e media le due tecniche, applicando il passo uno alle figure disegnate e ritagliate) Emanuele (Lele) Luzzati, il cui tratto inconfondibile si riverbera in tutto lo spettacolo e l’arte figurativa del Novecento: dalle ceramiche alle invenzioni scultoree, dalle scenografie teatrali alle illustrazioni delle fiabe ai corti in animazione ispirati alle opere liriche (La gazza ladra e L’italiana in Algeri di Rossini, Il flauto magico di Mozart…).

A fine anni Cinquanta realizza per Barilla due film colore cinema: Marito a caccia (in cui la pasta viene presentata come risoluzione dei problemi familiari, oltre che di procacciamento del cibo, fin dalla Preistoria) e soprattutto La tarantella di Pulcinella, totalmente nelle sue corde (il personaggio tornerà in molte altre sue opere nel corso degli anni), in cui Pulcinella affronta una serie di imprese per mari e per monti per salvare la propria amata rapita dai briganti e da ultimo festeggia il successo con un pranzo in trattoria.
Affiancano Luzzati nella realizzazione dei film due amici talentuosi, suoi sodali nella piccola casa di produzione genovese Studio Firma: il direttore della fotografia Giulio Gianini (che, nonostante la giovane età, aveva già all’attivo una lunga militanza nella documentaristica d’arte, che gli era valsa anche un Nastro d’Argento) e il disegnatore e cartoonist Marco Biassoni, che di lì a poco ritornerà (seppur indirettamente) nella storia di Barilla creando una serie di simpatiche vignette per i Pavesini e i celeberrimi caroselli dei Cavalieri della Tavola Rotonda per i cracker Gran Pavesi.

A rendere ancor più interessanti i due filmati è il mistero che li avvolge: si narra che non siano mai usciti in sala (forse perché poco in linea con l’immagine che l’Azienda voleva dare di sé e dei propri prodotti) e siano stati resi pubblici solo decenni dopo, come reperto prezioso. Eppure all’Archivio Storico Barilla ne pervennero moltissime copie, con i segni di usura da ripetuta proiezione…
Come sarà andata davvero? Qualcuno dalla memoria lunga e l’età non più verde si ricorda di averli visti, al cinema, a fine anni Cinquanta?