Le pellicole dei caroselli Barilla (1956-1977)

di Giancarlo Gonizzi

– Ha chiamato la SIPRA. Parlano di vecchie pellicole. Vuoi sentirli tu? – Era Anna, la segretaria del Presidente, che mi girava un contatto. La SIPRA era la concessionaria di pubblicità della RAI e Barilla aveva promosso da anni i suoi prodotti sui canali televisivi.
Chiamai incuriosito, senza rendermi conto di ciò che stava per accadere.
– Dobbiamo liberare i nostri magazzini. Ci sono centinaia di pellicole delle pubblicità Barilla. Le possiamo buttare o le prendete voi? – Un tuffo al cuore. – Non le buttate! Le recuperiamo senz’altro noi. Ma quante sono? – La domanda rimase senza risposta.
Una settimana dopo un camion scaricava venti bancali strabordanti di scatole metalliche rugginose nel cortile dello stabilimento. La Signora Natalia mi avvertì subito e trovammo un magazzino dove collocarli per il tempo necessario a decidere il da farsi.
Ne estrassi una, a caso, e la portai con me in Archivio. Tagliai il nastro che sigillava la scatola cilindrica ed estrassi una bobina 35 millimetri. Mi avvicinai alla finestra e srotolai un metro di pellicola: spaghetti e forchette su fondo azzurro, un marchio Barilla. Straordinario. Ma cos’era?
Un’etichetta malandata sul coperchio recitava “Sincromofonia Paul Bianchi Sipra”(foto 1-2). Buio totale.
Esplorai altri bancali. Dalle etichette a vista uscivano i nomi di Albertazzi, Mina, Ranieri, Casadei. Buio totale, ma con la coscienza che si trattava di nomi di rilievo.
– Ma poi, dentro, ci sarà davvero ciò che c’è scritto fuori? – Ne parlai con il Dott. Ganapini, all’epoca braccio destro di Pietro Barilla.
Decidemmo di individuare una casa di produzione che potesse visionare in moviola tutto il materiale, redigendo delle schede sintetiche identificative. In base a quelle, eliminati i doppi e ordinato il materiale, avremmo poi provveduto a riversare su nastro magnetico ciò che meritava di essere conservato.

Accompagnai personalmente il materiale negli studi Diaviva di Reggio Emilia e dopo un’ora di moviola ero cosciente di essere seduto su un tesoro: Pulcinella (foto 3) animato da Lele Luzzati (1921-2007), Giorgio Albertazzi (1923-2016) che recitava poesie (foto 4), Dario Fo (1926-2016) e le sue scenette sgangherate (foto 5-6); Mina (1940-) che cantava per Barilla (foto 7-12) diretta da Valerio Zurlini (1926-1982), Antonello Falqui (1925-2019) e Piero Gherardi (1909-1971), Massimo Ranieri (1951-) che si esibiva nelle piazze d’Italia (foto 13-14) per la regia di Richard Lester (1932-) e Mauro Bolognini (1922-2001); Raoul Casadei (1937-) che suonava i suoi ritmi popolari (foto 15) diretto da Enzo Trapani (1922-1989) e da Florestano Vancini (1926-2008); la storia televisiva dell’azienda, che si credeva per sempre perduta, miracolosamente ritrovata. L’operazione meritava grande attenzione e cura.

Apprendemmo il significato di parole come positivo, negativo, SAV; scoprimmo le note scritte sulla pellicola con la matita dermografica, fotocopiammo tutte le etichette manoscritte, riportando i dati su schede cartacee, che servirono per creare lunghe strisciate, organizzate anno per anno, e che costituirono lo scheletro del futuro archivio, ordinato cronologicamente.
Con l’uso della moviola, selezionammo fra le pellicole doppie, quelle di migliore qualità, senza rigature o tagli. Alla fine, eliminati i doppioni, rimase una serie unica di 653 pellicole, databili fra il 1956 ed il 1978. Ordinammo a Milano nuove scatole di metallo; stampammo etichette adesive nuove per organizzare il fondo; gli armadi, ormai dismessi, dal CED, con rastrelliere porta nastri, si rivelarono perfetti per la conservazione delle “pizze”. Un lavoro durato parecchi mesi che costituì la base per l’archivio audiovisivo di Barilla.

Grazie alle pellicole recuperate e poi “telecinemate” in nastro magnetico è stato possibile studiare e documentare la storia della pubblicità cinematografica e televisiva dell’azienda. In tempi recenti, ripartendo da quelle pellicole, è stato possibile digitalizzare ad alta definizione l’intero patrimonio. Ma le pellicole hanno consentito, vista la loro natura “fisica” di serie di fotogrammi, di ricavare centinaia di immagini pubblicabili con alcuni dei nomi di rilievo del mondo dello spettacolo italiano.