I modellini degli stand Barilla (1955-1959)

di Giancarlo Gonizzi

Era il 1999 e l’imminente cantiere di demolizione dello stabilimento di Viale Barilla, interessato dal progetto di riqualificazione urbana tracciato da Renzo Piano (1937-), mi aveva portato a verificare la possibilità di smontare e recuperare lo studio (foto 1) di Pietro Barilla (1913-1993) al primo piano della palazzina uffici.
Gli arredi, progettati dall’architetto Karl Elsasser di Stoccarda nel 1933, erano stati realizzati da Medardo Monica (1905-1985) apprezzato ebanista parmigiano.
Con il figlio Ruggero Monica (1930-2019), che ne aveva seguito le orme e aveva curato numerosi arredi aziendali, stavamo verificando la tecnica di montaggio e le modalità di smontaggio da seguire per salvare questo eccellente esempio di arredamento Déco. Era costruito già a moduli e smontandone uno, ci capitò di trovare il cartiglio lasciato da Medardo a “firma” del suo lavoro. Ruggero ne rimase colpito. Al termine del nostro sopralluogo rientrammo in Archivio Storico per definire il piano di lavoro. Ruggero, rigirando fra le mani il cartiglio paterno ricordò come avesse realizzato anche gli stand Barilla degli anni Cinquanta.

– Ma come? Li realizzò lui?
– Ne fece diversi. Aveva iniziato nel 1953 con un “
teatrino(foto 2-3-4-5) con il cucchiaio e la forchetta. Allora recuperai rapidamente le foto e iniziai a mostrarle a Ruggero, che, grazie alle immagini, iniziò a ricordare e raccontare aneddoti e particolari costruttivi. Tra le foto anche quella di un modellino (foto 10) dello stand del 1955-1956: un totem (foto 6-7-8-9) con cubi rivestiti di fotografie di pasta (foto 11-12-13), allestito sul viale Nord del Parco Ducale, dinnanzi al padiglione della Mostra delle Conserve.
– Dovremmo avercelo ancora in solaio…
– Che cosa avete in solaio, una foto?
– No, no, il modellino. E poi dovrebbero esserci ancora le sagome!
– Ma ne è sicuro?
– Abbastanza. – Non è che potremmo andare a vedere? Il laboratorio non è lontano…
Così, saliti in auto, raggiungemmo via Scarabelli Zunti e salimmo nel solaio – il soppalco del capannone – dove Ruggero iniziò a girare fra arredi accatastati e oggetti dimenticati.
– Eccolo!

Un modello (foto 14) di due metri di lunghezza fatto ad arco reticolare in metallo con scatole di pasta Barilla – quasi un portale monumentale – giaceva in un angolo. Era lo stand (foto 15-16) disegnato dall’architetto Guglielmo Lusignoli (1920-2003) nel 1959. Ancora con i suoi colori originali, un po’ sbiaditi dal tempo, e l’erbina del prato fatta di carta. – Ma non è quello della foto che abbiamo visto prima… – Ci dovrebbe essere anche quello… Girando saltò fuori anche quello, con qualche pezzo staccato. E poi un bustone con tante sagome ritagliate nella carta da scenografia, e foto e i disegni tecnici originali tracciati da Erberto Carboni! (foto 17-18) Sembrava la grotta di Alì Babà e continuavano ad uscire cose straordinarie: sfere, piramidi e solidi geometrici di legno, prototipi di lampade e di mobili, sagome per fare cornici, sgorbie e attrezzi antichi. E un’altra busta con le foto di uno stand (foto 19) – ovale come il marchio – mai viste prima, con i relativi progetti, foto con schizzi, modifiche in corso d’opera.
– Ruggero potremmo fotografare queste cose per l’Archivio?
– Ma io pensavo di portarvi tutto! Sono vostri! Magari prima li rimettiamo un po’ in ordine…

Così una decina di giorni dopo i modelli e la documentazione tecnica facevano ingresso trionfale in Archivio Storico, ripuliti dalla polvere. Sarebbero serviti per riscrivere il capitolo sulla storia degli stand Barilla che avremmo pubblicato nel 2004. E sarebbero poi stati esposti alla Triennale di Milano in occasione dell’Expo 2015 e in varie mostre dedicate al design.
Ma quando ripasso davanti alla teca che oggi conserva il modellino del totem, mi torna immediatamente alla mente la soffitta di Ruggero, la “bottega del mago” che aveva custodito per noi quegli oggetti straordinari.