Punti di vista sulla pasta

di Emmanuel Grossi

Dicembre 1992. La lunga campagna Dove c’è Barilla, c’è casa ha esaurito il suo ciclo naturale già da un anno, col canto del cigno di Paul Newman-Babbo Natale (ma “i buoni sentimenti”, o meglio “la buona educazione”, come preferiva definirla Gavino Sanna, torneranno a più riprese nella storia successiva di Barilla). E da un anno la creatività langue, in assenza di un’idea altrettanto vincente: si girano film di prodotto per la pasta fresca e i sughi e un paio di short, gradevoli ma non epocali, per la pasta all’uovo con Alberto Tomba (che riapparirà con maggior incisività in versione bionica nel 1995).
L’Azienda aveva infatti spostato la propria attenzione (anche comunicativa) sul fronte nutrizionale: gli studiosi americani avevano riscoperto la Dieta Mediterranea e varato un piano di scolarizzazione ed educazione alimentare, riassunto nella “Piramide del mangiar sano”. E col consenso dell’United States Department of Agricolture and Health di Washington e in osservanza delle Linee guida per una sana alimentazione italiana dell’Istituto della Nutrizione, Barilla se ne era fatta portavoce con opuscoli, ricettari, campagne stampa e… televisive.

L’esigenza di inserire negli spot anche la componente didattico-informativa rischiava di opacizzare ulteriormente una creatività già di per sé poco smagliante, soprattutto in rapporto ai recenti fasti. Per allontanare lo spettro di un possibile cambio di agenzia da parte di uno dei loro migliori e maggiori clienti, la Young & Rubicam corre subito ai ripari.
L’idea giusta viene a Franco Bellino, a capo del reparto produzione ma coinvolto alla bisogna anche come scriptwriter (ruolo analogo allo sceneggiatore, cioè autore o adattatore delle proposte creative per televisione e cinema).
Rifacendosi un po’ a Pirandello, un po’ al film Rashomon di Akira Kurosawa, si narra quattro volte la stessa storia, da altrettanti punti di vista interni: un ragazzino invita a casa per il pranzo il proprio allenatore di basket, cogliendo alla sprovvista madre, sorella e fratellino.
Ricorda Franco che, oltre alla funzione puramente narrativa, le diverse angolazioni consentivano di enucleare le caratteristiche del prodotto: lo sportivo, non a caso americano (l’attore Kevin Sorbo, di lì a poco famoso in tutto il mondo come protagonista della serie televisiva Hercules), si preoccupa di nutrirsi correttamente; la mamma (Caterina Vertova), ben consigliata dalla figlia (una tredicenne Camilla Filippi), grazie alle Ricette della Piramide riesce ad approntare un pranzo veloce, leggero e gustoso, così da accontentare anche il piccolo di casa.

Ricorda ancora Franco che in un primo momento si ipotizzò di trasmettere i quattro spot uno di fila all’altro, per stupire e incuriosire i telespettatori. Su suggerimento del reparto media, si optò invece per un’emissione ravvicinata (spesso, due soggetti nel medesimo blocco pubblicitario), in modo da ottimizzare la resa (il cosiddetto “costo per contatto”).
La campagna, girata nell’estate del 1993 e in onda da settembre, avrà qualche minimo sequel, ma la sua atipicità e l’incastro di istanze narrative e merceologiche non consentivano grandi sviluppi. Per una nuova epopea dovremo attendere il 1994 e Viva il Blu.