A tavola con Paul Newman
di Emmanuel Grossi
Uno dei film più memorabili e suggestivi della storia pubblicitaria di Barilla è sicuramente quello del Natale 1991: un respiro narrativo degno di un lungometraggio, meravigliose panoramiche delle abetaie innevate del Canada e del Connecticut, una bella colonna sonora che confluisce nel jingle di Vangelis, Babbo Natale che corre a bordo della sua slitta per consegnare i doni in tutta la regione, la sorpresa di scoprire che sotto quei panni si cela addirittura Paul Newman e un finale che riporta al focolare domestico, alla famiglia riunita attorno al desco e alle atmosfere che da anni scaldavano il cuore e inumidivano gli occhi dei telespettatori.
Sembrerebbe tutto perfetto, la splendida conclusione di una campagna lunga e fortunata.
Ma una testimonianza inedita ci svela che lo short sarebbe potuto essere – se possibile – ancora più incisivo, quantomeno dal punto di vista della narrazione cinematografica e del valore simbolico.
Franco Bellino, al tempo capo ufficio cinema della Young & Rubicam, ricorda infatti che lo script originale (al quale contribuì anch’egli) raccontava una storia leggermente diversa.
Giunto all’ultima baita senza più regali nel proprio sacco, Babbo Natale veniva invitato ad entrare e unirsi al pranzo dal ragazzino co-protagonista, divenendo per una volta lui il destinatario di un dono inatteso. E solo allora, sedendosi a tavola, si sarebbe tolto la barba posticcia rivelando ai presenti la propria identità. L’invito avrebbe così assunto un valore universale e permeato di totale altruismo: la famiglia apriva le porte di casa ad un Babbo Natale qualsiasi, ad un brav’uomo qualsiasi, non alla star hollywoodiana.
Il commercial si sarebbe poi chiuso sul primissimo piano dei suoi occhi magnetici, blu come quelli del suo nuovo piccolo amico (e, incidentalmente, come il packaging della pasta). Il gioco di sguardi e il “parallelismo cromatico” sussistono anche nel film in onda, ma con minor intensità. A Franco pare infatti di ricordare che, quando andò a visionare il girato, non ci fosse quel primissimo piano…
Chi sia stato l’artefice di queste modifiche, non ci è dato saperlo: Gavino Sanna, nume tutelare della campagna, autore di questo spot e uomo di fiducia di Pietro Barilla (che si intravede nel backstage)? il regista Bob Giraldi, che avrebbe poi diretto molti altri short per l’Azienda (con Alberto Tomba, Steffi Graf, Zucchero… e perfino per Mulino Bianco)? gli account, dietro indicazione dell’ufficio marketing? lo stesso Paul Newman?
Franco sul set non c’era, rimase in Italia ad occuparsi di altri clienti: con Gavino andò Alessandra Ferrari, la sua producer che seguì personalmente tutti i commercial Barilla.
Rimane dunque il mistero. Ed il rammarico per un film di per sé splendido, che forse sarebbe potuto essere ancora più bello (o del quale avremmo quantomeno potuto godere di una versione alternativa e assolutamente inedita).