Dove c’è Barilla, c’è Vangelis

di Emmanuel Grossi

Tanta parte della fortuna della campagna Dove c’è Barilla, c’è casa (già di per sé ben ideata, scritta, girata e pianificata) si deve senza dubbio alla colonna sonora, così evocativa, così adatta a suscitare un crescendo di emozioni, dall’affetto alla nostalgia, da una dolce malinconia all’entusiasmo per i traguardi raggiunti in ambito familiare o professionale.

Sebbene un’intera generazione di attuali quarantenni – fra cui lo scrivente – lo identificasse con “la pasta Barilla” e ne ignorasse la provenienza, e così fosse presentato ai propri alunni da un esercito di insegnanti di musica della scuola dell’obbligo armati di flauto in plastica, il brano reca una firma prestigiosa: Vangelis (pseudonimo di Evangelos Odysséas Papathanassiou), forse il musicista greco più famoso al mondo (insieme al collega Mikis Theodorakis, di una ventina d’anni più grande).
Ma nessun rapporto ebbe mai Vangelis con l’advertising gastronomico nostrano, fuor che concedere i diritti editoriali della sua composizione Hymne, facente originariamente parte della colonna sonora (uscita anche su 33 giri) del documentario Opéra sauvage (1979) del regista franco-slavo Frédéric Rossif.

Scovato e caldeggiato dal copywriter musicofilo che ideò la campagna, Andrea Concato, col passar del tempo il brano passò di mano in mano e di arrangiamento in arrangiamento, a seconda del mood specifico e della durata dei film che venivano via via girati.
Il primo ad occuparsene fu il cantautore Oscar Prudente, già membro (con Ivano Fossati) del gruppo dei Delirium e al tempo titolare di una piccola casa di produzione musicale, la LP Production (dalle iniziali sua e del socio Dario Lagostina). È lui a realizzare gli arrangiamenti per il celeberrimo spot da due minuti con il treno e per i soggetti subito successivi, con i cadetti in libera uscita, la bambina con il gattino e il ritorno dal reparto maternità.
Nel frattempo, intuendo il grande impatto mediatico che la campagna avrebbe avuto, Barilla e Film Master realizzano anche una versione da quasi tre minuti del film del treno, con scene aggiuntive e una trama che si discosta in più punti dallo spot, trasformandolo in una sorta di videoclip. La parte musicale è affidata a Franco Serafini (celato sotto lo pseudonimo di Press Agency), che a fine anni Settanta, quando faceva parte del complesso dei Panda, aveva conosciuto Vangelis e inciso nei suoi Nemo Studios di Londra, avendo per produttore il fratello, Niko Papathanassiou.

Con il 1987 la mole di lavoro cresce a ritmo serrato: la campagna principale di costruzione valoriale della marca si arricchisce di soggetti sempre nuovi e in parallelo vengono girati anche film più “di prodotto”. E per ogni soggetto e durata serve una versione ad hoc del leitmotiv. Barilla e l’agenzia Young & Rubicam decidono così di affidarsi alla casa di produzione musicale forse più smagliante e all’avanguardia del tempo, la Jinglebell, fondata dall’ex-account Carlo Forester e dal compositore – già membro originario della PFM – Flavio Premoli. Saranno loro, spesso coadiuvati dal musicista Lucio Fabbri, a curare tutti gli arrangiamenti successivi, alternando intere formazioni orchestrali, singoli strumenti, cori di alpini, organi a canne e perfino i rintocchi della campana della torre del lontano Cremlino.