Prime colazioni e ultimi dopocena con Mina

di Emmanuel Grossi

Con i caroselli del 1970 girati da Valerio Zurlini, Barilla ci regala l’ennesimo caposaldo della storia della pubblicità italiana.
Il connubio tra le opere d’arte contemporanea, il sapiente gioco di luci e ombre (creato dal direttore della fotografia Erico Menczer, cui probabilmente subentra a metà strada Tonino Delli Colli) e una Mina trentenne, abbronzata, bellissima, magrissima, con minigonne vertiginose, origina un’alchimia davvero magica.
E vi contribuiscono non poco le scelte musicali: un repertorio elegante e maturo, con brani superbi e impegnativi (I problemi del cuore, La voce del silenzio, Non credere, Un colpo al cuore, Viva lei…) impreziositi da grandi autori (Sergio Bardotti, Daiano, Paolo Limiti) e cantautori (Lucio Battisti per Insieme, Chico Buarque de Hollanda per C’è più samba, Luigi Tenco per Se stasera sono qui) e con qualche ulteriore perla come Una mezza dozzina di rose (rara prova autorale per Mina, affiancata da Limiti e Augusto Martelli) e Attimo per attimo, scritta da Antonio Amurri e Berto Pisano per il film Sissignore di e con Ugo Tognazzi e mai uscita su 45 giri.
Nell’allestimento della milanese Gamma Film (società di fiducia fin dagli short post-Canzonissima di Enrico Sannia), nulla è lasciato al caso. Tant’è che la serie vince due premi al festival del Bagatto d’Oro, sezione televisione: per il miglior commento (musicale?) e la miglior interprete femminile. E ne rendono merito, oltre ai caroselli in sé, le fotografie a colori scattate sul set da Roberto Bertolini e utilizzate in varie circostanze, comprese le copertine di alcuni dischi.

Ci troviamo di fronte ad una delle più alte vette raggiunte da Carosello. Ma anche ad un momento cruciale per l’Azienda: sono gli ultimi short con Mina (che si prenderà un biennio di pausa per poi riapparire, in tutt’altro contesto, per la cedrata Tassoni), l’ultima collaborazione con la Gamma Film e soprattutto il fastoso congedo dei fratelli Barilla dalla “creatura” di famiglia, che cederanno poco dopo alla multinazionale americana Grace (da cui sarà ricomprata a fine decennio dal solo Pietro). E anche la comunicazione pubblicitaria ne risentirà, entrando nel suo periodo forse meno smagliante e memorabile.
Qualche avvisaglia di quel che accadrà nei pieni anni Settanta si intravvede già: per la prima volta i codini (sempre in tono minore rispetto alla parte spettacolare) non sono tutti incentrati sulla pasta. Nell’ultimo dei tre cicli contrattuali prenotati (settembre-ottobre ’70), Mina, accantonati virtuosismi canori e citazioni colte, ricompare in una dimensione informale, ripresa dal regista Pierpaolo Venier mentre fa colazione con fette biscottate burro e marmellata, presentando da ultimo “il suo pane”, i grissini. Fa così il suo ingresso a Carosello la Linea Forno Barilla, che pochi anni dopo imboccherà una strada autonoma sotto il nuovo marchio Mulino Bianco.