Ario e Artù

di Emmanuel Grossi

Ario Albertarelli è un musicista di grande competenza e versatilità: ha saputo spaziare dalla classica alla didattica musicale, dalle canzoni dei Gufi (pionieri del cabaret, per i quali ha scritto molti brani, soprattutto a quattro mani con Roberto Brivio) alla pubblicità. A partire da Pavesi, come ci racconta egli stesso.

Il rapporto con il cliente era iniziato nel 1960, con il film colore cinema È sempre l’ora dei Pavesini dei fratelli Pagot, ed era proseguito con il disegnatore e regista Marco Biassoni, con cui instaurò una collaborazione lunga e felice (rinsaldata da pari amicizia).
Lo conobbi alla Adriatica Film grazie a Guido Rosada, un regista con cui avevo già lavorato. E ci siamo subito trovati bene. Quando, i primi tempi, c’era un film da realizzare, imbastivamo insieme il soggetto: era molto felice di avere qualcuno con cui metter giù le idee, perché magari gli davo un suggerimento che poi lui sviluppava… Aveva grande creatività, grande fantasia e molto spirito.
Nel 1965 lavorammo a un film per i cracker. Alla tavola imbandita mancava sempre qualcosa: la musica partiva, arrivava su e si fermava di botto; alla fine apparivano i Gran Pavesi e iniziava una musica molto agreste, una mia composizione di stile classico fatta con quattro strumenti in croce ma che rendeva bene… A suonare il violino venne Alberta Lovric, la mamma di Giorgio Strehler.
Nel codino dei caroselli dei cracker (prima della serie di Re Artù) si sente invece un’arpa: la suona la sorella del jazzista Paolo Tomelleri (è tutta una famiglia di musicisti!).

Già, Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda, il capolavoro di Biassoni e Albertarelli:
La prima voce di Re Artù era di Gianni Magni, il mimo dei Gufi… e poi l’ha fatta Roberto Brivio, che fece anche voci minori. Alcune mi sembra fossero di Carlo Bonomi, il famoso doppiatore della Linea di Cavandoli. Che lavorò pure lui alla serie, dando una mano con le animazioni (Biassoni e Cavandoli hanno sempre lavorato d’amore e d’accordo). Altre voci erano di Rosario Bruzzese, un parrucchiere da donna che viveva nella mia zona. Una sera fecero in parrocchia ‘Il microfono è vostro’ e vinse lui come imitatore. Era un ragazzo molto bravo, io gli scrissi dei soggetti, parodie di canzoni dei cantautori: con quelle partecipò al Bertoldo d’Oro di Lecco… e vinse anche lì.

Anche i codini riservano sorprese. Ad esempio, il jingle che accompagna le fette di pane che a vista si trasformano in cracker (un lavoro di truka al tempo molto complicato, reso possibile da un genio del settore quale Memmo La Rocca)…
Era una mia composizione nata per orchestrina. E venne suonata al clavicembalo addirittura da Bruno Canino, pianista di fama internazionale! Era un amico, andavamo a scuola insieme”.

Ma, come avremo modo di scoprire, il rapporto di Albertarelli con Pavesi non si limita ai caroselli dei cracker: col tempo, infatti, verrà coinvolto anche in tante pubblicità dei biscotti…