Il foulard di Erberto Carboni (1956)
di Giancarlo Gonizzi
– Domenica vado in montagna. – La Signora Boera – dolce come il bonbon evocato dal suo nome – mi stava raccontando da dieci minuti i suoi programmi e ancora non avevo capito dove saremmo approdati. Aveva avuto il mio numero da una comune conoscenza e mi aveva chiamato in una calda mattina di inizio estate. La sua casa era isolata, in una valle dell’alto Appennino e non ci andava spesso. Ma visto il tempo promettente, aveva deciso di farci un salto. E voleva sapere – finalmente eravamo giunti al punto – se fossimo interessati ad un oggetto che ricordava di avere lasciato lassù: un foulard di seta con la pubblicità della Barilla.
Lei non mi vide, ma io strabuzzai gli occhi. Di cosa stavamo parlando? Ricordava solo che c’era una mappa antica di Parma e il marchio e che lo aveva ricevuto in omaggio molti anni prima, quando ancora era signorina, dal suo negoziante.
Non osai chiederle l’età, ma dalla voce intuii e feci due calcoli: anni Cinquanta del Novecento. Noi non avevamo nulla. Ci avrebbe fatto piacere se lo avesse recuperato.
In realtà mi era entrato in testa un tarlo e mi misi a cercare nelle realizzazioni di Erberto Carboni (1899-1984), che aveva lavorato per Barilla dal 1952 al 1959.
Parmigiano, compiuti gli studi presso l’Accademia di Belle Arti della sua città, si era diplomato in architettura nel 1923, dedicandosi da subito alla grafica e all’illustrazione, eseguendo bozzetti per i principali stabilimenti cromolitografici locali fra cui Zanlari e Zafferri. Nel 1932 si era trasferito a Milano, dove aveva iniziato a collaborare con la rivista “L’ufficio moderno” diretta da Guido Mazzali. Da quell’anno aveva aperto collaborazioni pubblicitarie con le più prestigiose aziende italiane: Motta, Olivetti, Campari, Strega, Lagomarsino.
Come architetto aveva ideato numerosi allestimenti per vetrine, negozi, padiglioni e saloni per fiere e mostre e trasformò, per la Triennale del 1935, la facciata del Palazzo dell’Arte di Milano: un impegno di prestigio che si era guadagnato vincendo un importante concorso.
La sua collaborazione con la Barilla aveva avuto un precoce inizio nel 1922, grazie al calendario annuale (foto 1) stampato dallo Stabilimento Litografico Chappuis di Bologna. Pietro Barilla, in virtù del buon esito dell’operazione, lo aveva richiamato nel 1938, quando aveva realizzato con Amilcare Pizzi un nuovo calendario – «Omaggio alla donna italiana» (foto 2) – che sotto al titolo “di regime”, aveva aperto spazi di modernità straordinari. Pietro, che ne ebbe l’amicizia e lo descrisse come un signore elegante, molto colto, intelligente ed educato, ne apprezzò la capacità di visione e lo volle dal 1952 in modo continuativo fino al 1960 per promuovere l’immagine globale del Pastificio (foto 3-4).
Proprio nel 1952 aveva vinto la «Palma d’oro» (foto 5) della pubblicità per la campagna «Con pasta Barilla è sempre Domenica» (foto 6).
Sfogliai a lungo fra le numerose realizzazioni di Carboni e finalmente trovai un carré in una pagina pubblicitaria (foto 7) per i quotidiani del 1956 – «Nella vecchia Parma» – raffigurato in bianco e nero. Ma sembrava solo una immagine pubblicitaria. Forse lo avevano realizzato e distribuito?
Dopo alcune settimane incontrai la Signora Boera che, dopo avermi descritto la sua casetta nel bosco, senza elettricità ne acqua corrente, mi mostrò una scatolina di cartoncino lucido con il marchio Barilla in elegante grigio che fece uscire, protetto dalla sua velina d’ordinanza, un foulard (foto di copertina) dalle tinte grigio azzurrine e ocra fedele all’immagine che avevo già visto nell’annuncio pubblicitario. Elegante e raffinato come tutte le cose di Carboni.
Ci scambiammo i doni: l’elegante fazzoletto rimase in Archivio in cambio di una fornitura di spaghetti.
Oggi la Signora Boera ci ha lasciato, ma tutte le volte che rivedo quell’oggetto, una delle prime promozioni dell’azienda, di cui non abbiamo ancora recuperato né compreso il meccanismo, ripenso alla sua casa nel bosco e alla strana telefonata di molti anni fa.