DARIO FO: Barilla, tre amici e un cacciaballe

di Emmanuel Grossi

Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta Dario Fo lavorò spesso in televisione acquisendo crescente popolarità presso il grande pubblico, che già lo aveva visto insieme a Giustino Durano e Franco Parenti e aveva preso in simpatia la sua maschera stralunata, le affabulazioni e l’umorismo surreale venato di satira sociale (quel minimo lasciato trapelare dalla censura). Negli ultimi tempi aveva recitato in pièce altrui e proprie, come I cadaveri si spediscono (sottacendo l’altra metà del titolo, e le donne si spogliano), in scena nel 1959 al Teatro Gerolamo di Milano, con regia sua e ripresa televisiva di Vito Molinari. Ma la luna di miele coi dirigenti RAI, che gli dedicano un ciclo di farse, gli affidano il varietà Chi l’ha visto? e poi addirittura Canzonissima, che gli procurerà un quindicennio di ostracismo, sarebbe arrivata solo nel 1962.

Quando Barilla scrittura Dario per dieci short1 da trasmettersi per tutto il secondo semestre del ’59 la sua visibilità catodica è soprattutto legata alla pubblicità. In due anni di vita di Carosello aveva già lavorato per vari clienti e in varie combinazioni: con la moglie Franca Rame, con attori indipendenti (Giacomo Furia, Carlo Hintermann…) o con la sua compagnia del tempo. La vediamo schierata al completo (tranne Franca) nel bar ricostruito per Barilla: Antonio Cannas, Mario De Angeli, Lisetta Landoni, Piero Pandolfini e Mimmo Craig, che quattro anni dopo sarebbe diventato il celeberrimo testimonial dell’olio Sasso, con i suoi sonni agitati e i bruschi risvegli rasserenati dal fatto che “la pancia non c’è più”. È proprio Mimmo, in alternanza col rubicondo Elio Crovetto, che, dopo averne sentite raccontare di cotte e di crude dal guascone Dario che millanta atti eroici, imprese sportive e talenti artistici, gli lancia la battuta finale: “Questa non me la bevo” “E questa la mangi?” “Questa sempre! È pasta Barilla!”, facendo partire, con uno spericolato volo pindarico tipico dei caroselli degli esordi, il codino pubblicitario finale.