Le Sorpresine Mulino Bianco (1983-1990)

di Giancarlo Gonizzi

– Ciao sono Franca.
– Franca era la deliziosa fanciulla che rispondeva a letterine e messaggi che i bambini d’Italia scrivevano al
Piccolo Mugnaio Bianco (foto 1-2-3) – PMB per gli amici – e che si occupava delle promozioni in pack, cioè di quei piccoli giochi inseriti dentro scatoline di cartone tipo fiammiferi che si trovavano fino al 1990 nelle confezioni di merende del Mulino Bianco.
– Stiamo traslocando l’ufficio. Ti manderei alcune scatole con le sorpresine del Mulino Bianco. Le vuoi per l’Archivio?
– In realtà “alcune scatole” erano un intero furgone di scatoloni che di lì a pochi giorni sommerse il deposito dell’Archivio Storico: scatoloni che contenevano scatole di cartoncino bianco strette e lunghe che, a loro volta, contenevano le scatoline delle sorpresine. Una matriosca infernale con centinaia di tipologie e modelli
(foto 4-5-6-7-8). Una follia anche per il più motivato degli archivisti.
– Franca per me è impossibile saltarci fuori. Ci vorrebbe una mappa, una lista, una cronologia…
– Ah, ma se è per quello la cronologia l’ho fatta! C’è un po’ di confusione coi numeri, qualche salto, qualche doppio, ma la divisione per anno la puoi ricostruire: è la lista degli ordini, compilata mano a mano che andavano all’Ufficio Acquisti.
Rinumerammo l’intera serie, usando le descrizioni attribuite da Franca e, con quella lista fu possibile “mettere in fila” 560 sorpresine, una diversa dall’altra, progettate, realizzate e distribuite nell’arco di sette anni. Un patrimonio straordinario di creatività e di identità della marca che andava assolutamente conservato. Già, ma come?
Di ogni esemplare potevano esistere un campione come dieci o venti… A parte alcuni oggetti “fuori misura” la quasi totalità rientrava nelle dimensioni della scatolina da fiammiferi.
Nacque così l’idea di utilizzare una cassettiera da disegni per conservare le sorpresine.

L’Ufficio Acquisti fece realizzare apposta per noi delle scatole di acetato con coperchietto che si incastravano alla perfezione nei cassetti, così da creare file da 12×6 soggetti per ogni cassetto, tutti “visibili” perché contenuti in contenitori trasparenti.
Decidemmo, in linea di massima, di conservare tre esemplari per ogni soggetto e di inserire le varianti (di colore o di forma) nella stessa scatola (foto 9-10).
In un paio di mesi riuscimmo a “collegare” le sorpresine alle varie descrizioni, attribuendo un anno di produzione e un numero progressivo. La cassettiera si andava progressivamente popolando di oggetti colorati e multiformi. Franca ci venne in soccorso quando l’oggetto o la descrizione erano particolarmente ostici da collegare. Alla fine una intera cassettiera accolse la collezione: un colpo d’occhio straordinario, ma non era possibile, in quel momento, andare oltre.
Graziella– la mamma di tutte le Sorpresine – colei che le aveva pensate e progettate per anni, grazie ai suoi contatti coi vari produttori ci aiutò a mettere in ordine alcune linee.

Anni dopo uno stage di “Alternanza Scuola Lavoro” ci mise nelle condizioni di completare l’operazione. L’impagabile Giampaolo fece un corso accelerato di fotografia professionale ai ragazzi del Liceo Scientifico che in un mese riprodussero tutti gli oggetti – con relative varianti – e inserirono foto digitali e metadati – nome, misure, data, produttore, … – in un foglio elettronico (foto 11).
Roberto, da parte sua, con pazienza encomiabile, in un mese caricò tutto il materiale sul sistema di gestione e… ci accorgemmo dei buchi! Perché nel lavoro concitato dell’ufficio, alcuni oggetti non erano stati conservati o erano andati dispersi chissà dove e una trentina di sorpresine mancavano all’appello. Il web e la straordinaria Rosy, collezionista appassionata e generosa – e un’altra dose di pazienza – ci aiutarono a trovare e recuperare i soggetti mancanti. Oggi il sito internet dell’Archivio Storico Barilla permette di consultare on line l’intera serie delle sorpresine e mi piace pensare che, mai come in questo caso, un archivio è un lavoro corale.