Il primo marchio Barilla (1910)

di Giancarlo Gonizzi

Malacoda era un diavolo. Il capo stesso dei diavoli di Malebranche evocati da Dante Alighieri e descritti nel Canto XXI della Commedia. Ma a Parma, “Malacoda” era un “bimestrale di varia umanità” diretta da Gian Carlo Mezzadri (1938-2002) pubblicato a partire dal maggio 1985.
Quando – era l’estate del 1994 – in uno scatolone proveniente da un ufficio interno, vi trovai il numero 24 del maggio-giugno 1989, lo sfogliai per capire come mai fosse lì. L’indice mi aiutò: Caterina Bolondi aveva scritto un breve saggio sulla “magia della pubblicità Barilla” (pp. 57-58) dove ripercorreva, in sintesi, l’evoluzione della grafica e della comunicazione dell’azienda nel corso del Novecento.
Riga dopo riga si dipanano vicende note, quando – ecco – il diavolo ci mette la coda! Volto pagina e una foto riproduce l’inconfondibile immagine del garzone (foto 1) che versa l’uovo nella madia, marchio della Barilla degli anni Dieci del Novecento.

La didascalia la attribuisce allo scultore parmigiano Emilio Trombara (1875-1934), oggi dimenticato dai più, ma assai noto all’epoca sua alla committenza borghese e cattolica della città per le numerose realizzazioni commemorative, dall’inconfondibile gusto floreale, presenti al Monumentale, e conosciuto da Gualtiero Barilla (1881-1919) nei primi anni del secolo.
– Ma allora l’ha fatto lui?!? Nessuno, fino a quel momento, aveva mai saputo identificarne l’autore!
Ma… è diverso! Corro a prendere dalla vetrina dell’Archivio Storico la statuetta in scagliola (foto 2) policroma e la metto sulla scrivania. Si specchia sulle pagine stampate. È diversa! Identico soggetto, ma posa e dimensioni diverse. Diavolo! Recupero velocemente gli album con le fotografie. Sono ancora poche, a quell’epoca, e poche sono le pagine da sfogliare: alla quarta mi blocco. Il vasto cortile coperto dello stabilimento Barilla di Viale Veneto del 1913, con il reparto spedizione (foto 9). Uomini intenti a caricare casse e corbelli sui carri… E là, in alto, sul soppalco, una scultura identica a quella pubblicata sulla rivista. Diavolo! Noi non l’avevamo mai vista, la statua originale.

Cercai il professor Mezzadri e gli chiesi da dove provenisse quella immagine. Ne uscì una storia straordinaria. Dopo alcuni giorni, grazie ai buoni uffici di Mezzadri ero a casa della Signora Teresa Trombara, nuora dello scultore. L’ampio appartamento all’ultimo piano, sorgeva dove, anni prima, si trovava il laboratorio di scultura e fonderia di Emilio, all’angolo di Piazzale Goito. Ora modelli, bozzetti e statue ornavano gli ambienti e circondavano l’appartamento bordando il vasto terrazzo dell’attico. Si aprirono gli album, la foto riemerse: potevamo riprodurla. Ma forse c’è dell’altro… in terrazza. In un angolo, dimenticata e un po’ acciaccata dalle intemperie, la statua del garzone (foto 3) impasta ancora!

La Signora è disposta a donarla all’Archivio Storico Barilla, purché si recuperi la figura del suocero e si rivaluti la sua, ormai dimenticata, attività artistica. Albino Ivardi Ganapini, responsabile della segreteria di Presidenza, approva con entusiasmo: un numero monografico (foto 5) di “Malacoda sarà dedicato a Emilio Trombara, la statua sarà restaurata (foto 4) e sotto le vernici grigiastre e posticce restituirà il paglierino originale, la targa in marmo con la scritta rossa uscirà dall’oblio. E Barilla ritrova, miracolosamente, l’autore del suo primo marchio e pure una data: 17 giugno 1910. Una ricerca presso l’Archivio Centrale dello Stato permette di recuperare il deposito originale del brevetto.
L’immagine era stata poi riprodotta dal decoratore parmigiano Ettore Vernizzi (1880-1965), in un pannello di grandi dimensioni (foto 6) collocato all’ingresso dello stabilimento.
Il soggetto godrà di ampia fortuna e verrà ripreso sulla carta intestata (foto 11) della Società, sui cataloghi (foto 7), sui sigilli per i cesti (foto 10) di pasta, sulla locandina pubblicitaria (foto 8) illustrata nel 1911 dal disegnatore toscano Vincenzo Ceccanti (1871-1916) e verrà utilizzata fino agli anni Trenta del Novecento.
Quella foto, quella statuetta, avevano scoperchiato un mondo dimenticato e lo avevano fatto rinascere.
Quando il diavolo ci mette la Mala-coda…


¹Giancarlo Gonizzi, Alle origini di una azienda: Emilio Trombara, Gualtiero Barilla e il primo marchio della Barilla, in “Malacoda” 1995, n. 63, pp. 3-12; Gianni Capelli, Emilio Trombara, uno scultore da riscoprire, in “Malacoda” 1995, n. 63, pp. 13-21.