Il primo calendario di Adolfo Busi (1925)
di Giancarlo Gonizzi
Un terremoto non è mai una cosa piacevole. Porta danni, distruzioni e spesso anche vittime.
Nel maggio 2012 tutta la zona della bassa pianura compresa fra Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Rovigo e Bologna era stata interessata da una serie prolungata di scosse che avevano martoriato i piccoli centri storici della campagna emiliana. Ma a volte anche un terremoto può portare a scoperte imprevedibili.
Nel 2015 giunse in archivio la telefonata di una biblioteca privata di Mirandola, in provincia di Modena. Dopo il sisma, le necessarie operazioni di sgombero avevano portato alla “scoperta” e al recupero di un calendario pubblicitario Barilla dell’anteguerra rimasto curiosamente intrappolato dietro uno scaffale di libri: poteva essere di interesse?
– Potete descriverlo?
– Mah, ci sono dei bambini che giocano con la pasta…
– Potrebbe essere il calendario di Adolfo Busi. C’è un cameriere con un vassoio pieno di maccheroni? (Foto 1)
– No, ci sono dei bambini che giocano con una gallina
– Una gallina?
Non ricordavo nessun calendario Barilla con una gallina…
– Riuscite a fare qualche foto con il telefono e a mandarcele? Così possiamo dirvi subito se è già presente in Archivio.
– Lo facciamo in diretta…
Dopo qualche minuto una mail ci portava alcune foto inattese: una copertina mai vista con la foto delle maestranze Barilla scattata da Alberto Montacchini (1894-1956) nel 1923 racchiusa in un fregio dorato e sormontata dal disegno di due puttini alati che danzano intorno ad un grande mazzo di spighe. Al centro il cartiglio con la dicitura “Omaggio del Pastificio Barilla – Parma”. Ma poi, immagini inusuali di bambini con buffi abiti da contadini intenti a seminare il grano, a baciarsi fra i covoni della mietitura, a trasportare i sacchi di farina appena macinata al mulino, a rubare le uova correndo festosi su un prato – e il gallo, adirato all’inseguimento, pronto ad attaccare una povera bimba che ruzzolata a terra aveva rotto il prezioso bottino – due piccoli garzoni intenti a confezionare la pasta nei corbelli – i cesti di scorza di castagno utilizzati per le spedizioni ferroviarie – e ancora un baby chef intento ad aggredire con forchetta gigante un enorme piatto di spaghetti.
– Che meraviglia! Ma sono solo sei fogli, fino a giugno?
– No, no, c’è tutto, ma poi da luglio ripete gli stessi disegni del primo semestre. Siete interessati?
Lo eravamo davvero. Si trattava – la firma sui disegni non lasciava dubbi – del primo, favoleggiato calendario realizzato per Barilla dal disegnatore bolognese Adolfo Busi (1891-1978) della cui esistenza ci aveva parlato anche la Signora Liliana nel 1992 e mai visto. Anche questo – come i calendari del 1922 (Foto 2) e del 1923 (Foto 3) – era stato stampato dall’Officina Chappuis di Bologna, una delle più prestigiose tipografie commerciali attive nell’Italia di inizio secolo. Lo stabilimento grafico, grazie all’intraprendenza di Edmondo Chappuis (1874-1912), era divenuto punto di riferimento per i maggiori cartellonisti dell’epoca – da Marcello Dudovich a Hoenstein a Mataloni, a Chini, Terzi, De Carolis, Ballerio – e Bologna rappresentò per un decennio un laboratorio di ricerca per nuove espressioni grafiche e figurative fino al 1912. Con la scomparsa di Edmondo i fratelli proseguirono l’attività in tono minore fino al 1927.
– Se eravamo disponibili a dare un contributo alla Biblioteca, trattandosi di materiale non inventariato e non librario, potevamo andare a Mirandola a ritirarlo.
Eccoci in viaggio, con il solerte Roberto, alla volta della patria del grande umanista Giovanni Pico (1463-1494), passato alla storia per la prodigiosa memoria. Lasciamo l’auto a ridosso del centro ed entriamo a piedi nel piccolo borgo. Visitiamo la Biblioteca, ricca di testi e documenti sulla storia gloriosa del territorio, ammiriamo il calendario, che torna con noi per abitare degnamente in Archivio. (Foto 4-16)
Il tempo ha lasciato tracce e le graffette di metallo con cui è cucito sono ormai coperte di ruggine. Un foglio è staccato, qualche parassita ha assaggiato gli angoli… Un intervento di restauro è opportuno. Così, nel 2019, la preziosa Lorena si prende cura dell’unico esemplare noto del calendario Barilla del 1925.
Pulitura, disinfestazione e risarcimento delle lacune ridanno vita ai colori e alle vignette del disegnatore bolognese. Un calendario che aveva avuto successo – ricordava Pietro Barilla – e proprio per questo l’Azienda avrebbe nuovamente chiamato Busi a realizzare la nuova edizione del 1931. Cinque anni, però, che avevano cambiato il mondo: il Futurismo e la sua polemica contro la pastasciutta porteranno a realizzare un capolavoro. Il prezioso documento del 1925 andava a colmare una lacuna e a chiudere anni di ricerche. La cittadina natale del campione della memoria aveva contribuito ad arricchire la memoria storica di Barilla. Si poteva davvero festeggiare con una spaghettata, come il baby chef del mese di dicembre invitava a fare…