Il calendario di Adolfo Busi (1931)

di Giancarlo Gonizzi
In archivio – si sa – le cose si devono trovare. Sennò diventa una soffitta. Per questo parte importante della attività quotidiana è schedare foto, documenti e oggetti per “recuperarli” rapidamente quando servono. Fin dalla nascita dell’Archivio Storico, Barilla si era dotata di un sistema informatico all’avanguardia per la schedatura del proprio patrimonio. Così, quel giorno di primavera del 1992 stavo schedando un bel libro, dedicato alle arti decorative nelle collezioni parmensi, edito dalla Banca Emiliana nel 1985 e curato da Igino Consigli. Sfogliandolo era balzata dalle pagine la riproduzione del bel calendario (foto 1) di Emma Bonazzi (1881-1959) che raffigura Semèle, deità greca delle messi, mentre inonda il mondo con gnocchetti di pasta Barilla. Elegantissima e raffinata era stata impressa, ad 11 colori piani, dallo Stabilimento Litografico Chappuis di Bologna.
Richiusi il libro e compilai la schermata del computer. Nel campo note dovevo inserire la citazione al calendario Barilla. Ma il libro, dispettoso, non mi tornava alla pagina. Dopo tre ripassate, indispettito, approdai all’indice. Davvero un sommario e nulla più, ma, a fianco, c’era l’indice analitico. Quando Internet era ancora di là da venire, l’indice analitico ti permetteva di navigare fra le pagine come e meglio di un motore di ricerca.
Trovo Barilla: ma che strano, sono segnalate tre diverse citazioni…
A pagina 82 ritrovo Emma Bonazzi, compilo la mia scheda e la salvo. Poco oltre, a pagina 86, si approfondisce l’attività grafica di Erberto Carboni (1899-1984). La sua produzione per Barilla è fondamentale e nota.
Ma la terza citazione? A pagina 121 trovo la scheda biografica di Adolfo Busi (1891-1978) che – lo ammetto – all’epoca ancora non conoscevo: viene citato un manifesto per la Pasta Barilla del 1931.
– E questo da dove salta fuori?
Igino Consigli è un noto antiquario cittadino, amico di Pietro Barilla. La nostra segreteria, sempre preziosa, mi dà i riferimenti. Lo raggiungo nella sua galleria di via Bruno Longhi e lo trovo immerso nella lettura dietro il grande tavolo in penombra. Ha il libro, gli mostro la citazione. Busi era noto per aver disegnato sensuali signorine negli anni fra il Liberty e il Déco. Ricorda di aver visto un calendario con dei simpatici puttini a casa della vedova, che abita a Bologna. No non ha un suo recapito, ma c’era andato accompagnato dal giornalista parmigiano Luca Goldoni che vive in quella città da anni. Lui certo sa come rintracciarla.
Ritorno in Archivio. La nostra segreteria non ha il telefono di Luca Goldoni. Ma in quegli anni è il presidente dell’Ordine dei Giornalisti – lo so perché firma le lettere che anche io ricevo – e telefono all’Ordine. Barilla apre molte porte e mi fanno parlare con Goldoni. Gli spiego che stiamo scrivendo un libro sulla storia dell’azienda e che abbiamo trovato, grazie alla segnalazione di Consigli, una citazione di Busi. Lui chiama la Signora Liliana, che accetta volentieri di vedermi. Ha ancora in casa qualcosa che può mostrarmi. Mentre il treno mi porta a Bologna fantastico su quello che troverò. Ma quello che trovo è oltre ogni attesa: un calendario per il 1931 (foto 2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14) con 12 tavole differenti dove gioiosi puttini dal ciuffo ritto ne combinano di tutti i colori giocando con la pasta: danzano in un piatto di spaghetti, rotolano dentro i ditaloni, vanno a caccia di farfalline o volano sui farfalloni come fossero deltaplani, contemplano, mano nella mano, un cielo trapunto di stelline nella romantica notte di San Lorenzo. Un putto cameriere scavalca d’un balzo due maccheroni portando sul capo un vassoio di rigatoni: ecco il manifesto – mi sovviene – intravisto in alcune foto (foto 15-18-19) dell’Archivio Storico scattate in occasione della visita di negozianti genovesi al pastificio. E le due cartoline pubblicitarie (foto 16–17) dello stesso anno. Quel mondo fatato e ipercinetico – lo avrei scoperto dopo – era la risposta alle polemiche futuriste contro la pastasciutta, accusata di rammollire gli italiani. La Signora Liliana permise di riprodurre il calendario e quando, nel maggio del ’94, allestimmo a Cibus la mostra (foto 20) sulla storia della pubblicità Barilla, ce lo concesse generosamente per esporlo. Alla fine, avendone due esemplari, volle che una copia restasse a Barilla. “Ma – ci disse – Adolfo aveva fatto anche un altro calendario per Barilla, prima di questo. Ma io non ne ho neppure una copia”.
Dove trovarlo?
Ma questa è un’altra storia e la racconteremo un’altra volta…