MARIO CEROLI – Scultore

(Castelfrentano, CH, 1938 – )

Mario Ceroli, ha studiato all’Istituto d’Arte di Roma, dedicandosi in particolare modo alla ceramica. A partire dal 1952 lavora con grandi maestri come Leoncillo, Colla e Fazzini.
Esordisce vincendo nel 1958 il premio per la Giovane Scultura, indetto dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 1959 comincia a sperimentare il legno grezzo e nel 1960 vince il primo piazzamento ai ”Premi di incoraggiamento”, indetti dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Il vero Ceroli nasce con una mostra realizzata tra il 1963-1964 presso la galleria La tartaruga di Roma dove espone Lettere, Telefono, Si-No. Dal 1967 inizia il suo rapporto con l’arte povera, in particolare intensifica l’uso del legno. L’opera di Ceroli ha contribuito alla riformulazione del linguaggio scultoreo di quegli anni ed ha aperto la strada alle poetiche dell’arte povera rimanendo sempre nell’ambito dell’arte Pop italiana.
Negli anni Settanta intraprende l’attività di scenografo (la sua prima opera è il Riccardo III) che alterna alla scultura. Da questo periodo in poi inizia ad abbinare al legno anche ferro, vetro, stoffa, carbone, sabbia, bronzo e marmo.
Lavora anche per il cinema, progetta interi ambienti e si dedica anche alla progettazione di chiese e dei loro interni.
Nel 1970 Ceroli realizza con l’aiuto di maestranze del Teatro alla Scala sotto la direzione dello scenografo Enrico Tovaglieri la grande scenografia lignea ritagliata col profilo di Mina, impiegata in due caroselli Barilla diretti da Valerio Zurlini con Mina che canta Non credere (ASB, BAR I Re 1970/1) e Sacumdì Sacumdà (ASB, BAR I Re 1970/11) girati presso i teatri di posa della ICET, a Cologno Monzese. Inquadrature di straordinaria pulizia formale, quasi architettoniche, volute da Zurlini, contrappongono, in un continuo passaggio di piani, la silhouette vegetale e immobile e il profilo reale, ma statuario, della cantante. Nel secondo filmato, invece, per ragioni di copione la scena lignea prende fuoco e viene distrutta dalle fiamme, creando effetti di particolare spettacolarità.
Ma il rapporto con Barilla non si interromperà e diverse sue opere si possono ammirare presso la Collezione Barilla d’Arte Moderna. Degno di menzione è il grande cavallo di bronzo posto da Pietro Barilla all’esterno dello stabilimento di Pedrignano a ricordo della generazione pionieristica che guidò l’azienda delle origini. Esiste anche un ritratto di Pietro realizzato da Ceroli con la sovrapposizione di numerosi strati di legno.
Dalla fine degli anni Settanta Mario Ceroli conquista larga notorietà e sono ormai numerosissime le sue mostre in Italia e nel mondo.

Cecilia Farinelli