PIETRO PORCINAI – Paesaggista

(Firenze, 1910 – 1986)

Pietro Porcinai nacque a Settignano, vicino Firenze, figlio di Martino, capo giardiniere della principessa Ghika, proprietaria della famosa villa La Gamberaia di Settignano (Firenze). Fin dai primi anni di vita ebbe quindi l’opportunità di appassionarsi all’arte dei giardini.
Nel 1928-1929 si recò presso il vivaio Daprs di Bruxelles in Belgio per esercitarsi nella pratica di progettazione di giardini e spazi verdi.
L’anno successivo Gio Ponti lo invitò a collaborare con la rivista “Domus”. Dopo il diploma di Liceo Artistico, conseguito nel 1935, conobbe e frequentò i migliori paesaggisti del momento come Gerda Gollwitzer, Henry Cocker, Russel Page e Geoffrey Jellicoe.
Nel 1982 promuove la commissione per la stesura della Carta italiana dei giardini storici tuttora decalogo per gli interventi sul verde storico.
A Porcinai piaceva dire: «Il giardino privato non deve essere considerato un lusso perché ogni albero… è nostro completamento vitale». Frequenti sono, dagli anni Cinquanta del Novecento, gli interventi in fregio a stabilimenti e aree produttive delle principali aziende italiane – 45 in tutto – da Olivetti a Marzotto, alla Mondadori di Segrate a Pirelli, Althea, Farmitalia, Zegna.
Suo è anche il progetto del parco della bella Villa Barilla a Fraore progettata nel 1957 da Luigi Vietti (1903-1999) per Pietro e la sua famiglia.
L’incontro è proficuo e Porcinai, nuovamente chiamato da Pietro Barilla, realizza nel 1960 la sistemazione a verde della piccola zona antistante lo stabilimento di Parma visibile dalla via Emilia, arricchita da poche ma preziose essenze pregiate (Pterocarya Fraxinifolia, Fagus silvatica purpurea, Liriodendron Tulipifera), in fregio alla nuova facciata candida e trasparente progettata da Gian Luigi Giordani (1909-1977).
Dopo il ritorno di Pietro alla guida dell’azienda, nel 1982 Porcinai proporrà la realizzazione di un bosco ceduo a cavallo dell’Autostrada del Sole, lungo il fronte Nord dello stabilimento di Pedrignano, popolato da colonie di galline ovaiole, quale indicatore dell’attività aziendale. Accantonata questa ipotesi, Porcinai sarà chiamato a sistemare le zone verdi circostanti lo stabilimento, il silos e gli uffici.
Nella sua lunga carriera di architetto del paesaggio durata oltre 60 anni, Porcinai ha realizzato progetti in tutto il mondo per giardini, parchi, aree industriali, autostrade, centri sportivi.
A questa intensa attività Porcinai ha saputo affiancare una poliedrica serie di interventi ed invenzioni, dal brevetto del pannolino – mutandina per i bambini nel 1947, al salvataggio dei templi di Abu Simbel dalle acque del Nilo (1963-1971) ad un dispositivo spartitraffico autostradale con spazio per contenere siepi o elementi vegetali del 1967.
A riconoscimento del suo impegno professionale riceverà nel corso della sua carriera numerosi premi come l’Arward of Merit della School of Environmental Design dell’Università della Georgia e l’attestato – primo artista non tedesco a riceverlo – dell’Accademia Bavarese di Belle Arti.
Nel 1999, il Consiglio provinciale di Firenze gli ha dedicato alla memoria una sala della Villa Demidoff, indicandolo come il più grande architetto italiano (anche se mai si laureò in architettura) del paesaggio di questo secolo e tra i fondatori di questa straordinaria arte.

Cecilia Farinelli

BIBLIO:

POZZANA M., Pietro Porcinai architetto del giardino e del paesaggio, in Flortecnica, 1987, aprile.
MATTEINI Milena, Pietro Porcinai architetto del giardino e del paesaggio. Milano, Electa, 1991.