Mina alla Bussola

di Emmanuel Grossi

Il 1968 fu per Mina un anno cruciale: festeggiava il decennale di carriera e, fedele alla sua abitudine di precorrere i tempi e bruciare le tappe, lo faceva già da discografica di se stessa, avendo lasciato da un annetto la RI-FI e fondato la PDU. A coronamento, ci voleva qualcosa di veramente speciale. Decide così di incidere il suo primo disco live dall’amata Bussola, il tempio della musica in Versilia che l’aveva consacrata artisticamente, che era diventato il suo luogo d’elezione per l’incontro con il pubblico e dove il pubblico l’avrebbe abbracciata per l’ultima volta, esattamente dieci anni dopo.

Anche in Barilla c’è fermento, ma per tutt’altri motivi: a cavallo fra ’67 e ’68 il budget pubblicitario si era spostato dall’agenzia CPV ad un’altra multinazionale, in rapida ascesa: la McCann Erickson. E, con perfetto tempismo, si era parimenti spostato da una società all’altra anche quasi tutto il board dirigenziale, decretando così l’inizio della fine (lunga, lenta, ma inesorabile) della sede italiana della gloriosa Colman Prentis & Varley.

I caroselli con Mina di inizio ’68 escono in piena fase di transizione. In punta di piedi, sottotono. Il nuovo corso sarebbe partito col secondo appuntamento annuale, programmato da fine agosto a metà ottobre. E i creativi decidono di approfittare dell’anniversario, andando a trovare Mina “a casa sua”, alla Bussola.

Per verificare resa e agibilità del luogo, una mini-troupe capeggiata dal producer d’agenzia e futuro regista Nino Vanoli riprende su 16mm il concerto-evento. Poi, qualche settimana dopo, arrivano in pompa magna tutti quanti, per girare i caroselli durante un’altra serata, sempre affollata di pubblico. La serie – a cura della Audiovision di Mario Dall’Argine, già producer CPV – è affidata ad Enzo Trapani, che nello stesso periodo registrava concerti altrettanto prestigiosi all’Auditorium della RAI di Napoli, per la prima edizione del celebre spettacolo televisivo Senza rete.

Cinque caroselli per dieci canzoni: cinque brani di cui ascoltiamo strofa e ritornello (C’è più samba, Chi dice non dà, Cry, Deborah e Un colpo al cuore), ognuno preceduto dalle ultime note, sommerse dagli applausi, di altri cinque pezzi (Allegria, La voce del silenzio, Per ricominciare, Regolarmente e Se stasera sono qui). È esattamente tutta la tracklist dell’album Mina alla Bussola dal vivo.

Chiude gli short il nuovo jingle, composto da Augusto Martelli (che scorgiamo dirigere l’orchestra, alle spalle di Mina): Comincia bene chi sceglie Barilla, un travolgente ritmo Dixieland, tornato di gran moda in quel ’68 insieme a tutta la famiglia di charleston e fox dei folli anni Venti. Sempre a firma di Martelli, Mina incide anche un secondo jingle, una bossa nova, che non sarà però utilizzato e rimarrà celato al grande pubblico per decenni.