Gualtiero Barilla

Parma, 9 agosto 1881 – 17 maggio 1919

Gualtiero Barilla era nato a Parma il 9 agosto 1881, penultimo dei cinque figli di Pietro e Giovanna Adorni. Chiamato alla vocazione religiosa, anziché lavorare in azienda, percorse un ciclo regolare di studi anche superiori in seminario e, per breve tempo, all’Istituto Missioni Estere, essendo intenzionato a partire missionario per la Cina. Iscritto alle liste di leva il 18 luglio 1901, usufruì di diversi rinvii proprio perché allievo dell’Istituto. All’epoca, come si legge nel foglio matricolare, era alto m 1,72, colorito bruno, capelli e occhi castani. La famiglia tuttavia fece pressione su di lui affinché abbandonasse il suo sogno di diventare missionario e si dedicasse invece all’azienda assieme al fratello maggiore Riccardo. Gualtiero, però, a differenza del fratello, esonerato per motivi di salute, dovette partire per il servizio militare il 31 dicembre 1902, un’assenza che durerà effettivamente quasi quattro anni. Dapprima venne iscritto in qualità di allievo sergente nel 43° Reggimento di Fanteria; promosso caporale il 30 giugno 1903 e sergente il 31 dicembre 1903; tiratore scelto (da civile era socio del Tiro a Segno Nazionale), passò al 56° Reggimento di Fanteria il 5 gennaio 1904; congedato il 27 novembre 1906; iscritto alla Milizia Mobile il 15 giugno 1910, fu più volte richiamato alle armi, anche durante la Grande Guerra, ma il suo esonero fu sempre prorogato e di fatto non vestì più il grigioverde.

Col ritorno in seno alla famiglia, si giunse, tra lui e Riccardo, ad una sorta di divisione del lavoro: a Gualtiero venne affidato in particolare l’incarico di procacciatore d’affari, mentre Riccardo e le sorelle agivano nel laboratorio. Prima in bicicletta e poi in moto, Gualtiero percorreva la città, la provincia di Parma e poi anche altre province e regioni, allargando sempre di più il giro d’affari.

Gualtiero fu sicuramente quello dei due fratelli e soci d’affari (le tre sorelle ben presto uscirono dalle attività industriali) che fin dall’inizio conferì all’azienda una propria impronta. “Un megalomane”, lo definirà più tardi Pietro junior, il quale, però, poté conoscerlo direttamente soltanto da bambino; megalomane in senso buono e forse intendeva dire che era capace di assumersi dei rischi e delle responsabilità: un vero imprenditore, dunque.

Benché avesse rinunciato alla vocazione missionaria, mantenne un rapporto corretto e cordiale con il mondo religioso. Egli era dunque ben noto ed inserito negli ambienti cattolici della città, nel momento in cui (1907) a reggere la diocesi era ritornato a Parma il vescovo monsignor Guido Maria Conforti, fondatore dell’Istituto Missioni Estere, ma soprattutto personaggio estremamente disponibile ad accogliere le istanze sociali della popolazione e a combattere con l’arma dell’impegno e dell’azione diretta, anziché con i semplici e sterili anatemi, le diffuse correnti politiche avverse alla chiesa ed alla religione, appoggiandosi anche all’opera dei laici.

A Gualtiero si deve l’impostazione dell’azienda particolarmente aperta al mondo esterno e al sociale in via suppletiva rispetto alle istituzioni pubbliche. Tale impostazione divenne evidente durante la Grande Guerra, quando la Barilla fu sempre in prima fila nelle iniziative rivolte al sostegno ed al soccorso dei militari e delle loro famiglie. Inoltre, nell’autunno del 1918, alla ricostituzione dell’Assistenza Pubblica col ritorno dal fronte di numerosi soci, i Barilla furono tra i primi a dare il proprio contributo, insieme a Enti e privati cittadini, a questa associazione che reclutava i volontari nei quartieri più popolari della città. Fu sempre Gualtiero, negli anni difficili delle aspre lotte sindacali che precedettero e seguirono la Grande Guerra, a condurre le trattative con i rappresentanti dei lavoratori e con le Autorità cittadine scongiurando, per quanto possibile, l’inasprirsi dei contrasti, e inaugurando un approccio paternalistico alla dialettica tra direzione aziendale e maestranze, destinato a migliorare il senso di appartenenza di ciascuno all’azienda e alla comunità cittadina. A lui si deve inoltre l’immagine pubblicitaria della ditta, realizzata utilizzando, tra artisti e litografi, quanto di meglio poteva offrire la città, che del resto vantava una eccellente tradizione in materia e poteva contare su ottime scuole, come l’antica Accademia di Belle Arti.

Naturalmente di tutte queste iniziative era pienamente partecipe Riccardo, il quale, alla prematura morte di Gualtiero, poté sviluppare i progetti, ampliando via via gli orizzonti dell’azienda, senza soluzione di continuità o bruschi salti di stile.

Gualtiero, che non era sposato e che non ebbe eredi diretti, morì di tifo, contratto probabilmente nel corso di un viaggio di lavoro a Napoli, a meno di trentotto anni di età, il 17 maggio 1919. In quell’occasione si poté misurare la stima di cui godeva: alla famiglia, infatti, giunsero accenti di sincero cordoglio non soltanto da parte del mondo imprenditoriale e di quello cattolico, cui Gualtiero apparteneva, ma anche – si tenga conto del momento, cioè i mesi caldi dell’immediato dopoguerra – dal mondo sindacale e persino da quello politico più estremista.

 

Fonti e bibliografia

Archivio di Stato di Piacenza, foglio matricolare di Gualtiero Barilla, matr. 8933, classe 1881.
Necrologi di Gualtiero Barilla e offerte benefiche in suo onore in Gazzetta di Parma 1919, 17 maggio, p. 3; 18 maggio, pp. 2-3; 19 maggio, pp. 2-3; 20 maggio, pp. 2-3; 21 maggio, pp. 2-3; 16 e 18 giugno (per la celebrazione del trigesimo nella chiesa di San Michele); Vita Nuova 1919, 24 maggio, p. 3; 14 giugno, p. 3; 21 giugno, p. 3; La Giovane Montagna 1919, 18 maggio, p. 2; L’Idea 1919, 24 maggio, p. 3; L’Internazionale 1919, 31 maggio, p. 4; ASB, O, Cartella Gualtiero Barilla.
GIUFFREDI Massimo, MINARDI Marco, GAITA Marco, Operai della buona causa. Storia dell’Assistenza Pubblica di Parma. Parma, Step, 1992, p. 95.
TEODORI Franco (a c. di), Arcivescovo Conforti. III. Da Ravenna alla città della croce. Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1994, pp. 72, 535.