VITTORIO STORARO – Direttore della fotografia

(Roma, 1940 – )

Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, nel 1961 è operatore alla macchina. Nel 1965 firma la fotografia del cortometraggio L’urlo di Luigi Bazzoni. Esordisce nel lungometraggio, cinque anni dopo, con Giovinezza Giovinezza di Franco Rossi (il suo primo ed unico film in bianco e nero). Infatti, la sua importanza nel cinema italiano ed internazionale sarà legata esclusivamente al colore, al suo uso intenso e talvolta fortemente simbolico dal punto di vista narrativo.
Il conflitto fra luce naturale e luce artificiale guida i primi passi della sua carriera: la luce del giorno prevale in La strategia del Ragno (1970) e Il Conformista (1970), entrambi di Bernardo Bertolucci, regista col quale intraprende una lunga collaborazione. L’inizio degli anni Settanta è un periodo denso, dove spiccano i kolossal, L’Eneide (1970) di Franco Rossi, L’Orlando Furioso (1972) di Luca Ronconi e film per Carpi, Bazzoni, Samperi, Montaldo, Patroni Griffi. Storaro comincia in questi anni a individuare una sua linea di lavoro impostata su teorie del colore: parla di «frequenze, inconscio, metabolismo, radiazioni energetiche».
Più convincenti sono i risultati concreti: Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci accosta e integra le scale cromatiche del giorno e della notte, risolvendo gran parte delle sequenze su tonalità molto calde. Ancora con Bertolucci è la volta di Novecento (1976), dove risalta più il virtuosismo dei movimenti di macchina che non la fotografia vera e propria, e La Luna (1979) con coloriture chiaramente simboliche. Intanto è già avvenuto l’incontro con Francis Ford Coppola che lo vuole per Apocalypse now (1979, Oscar per la migliore fotografia). Con il successivo One from the Heart = Un sogno lungo un giorno (1981), sempre di Coppola, Storaro raggiunge il grado più alto di una carriera di direttore della fotografia. Tra i lavori successivi degni di nota, Reds (1980 altro Oscar) di Warren Beatty, Wagner (1982) di Tony Palmer, ed un film televisivo americano imperniato sulla figura di Pietro il Grande e girato in Russia e Siberia (1984-85). Negli ultimi anni, sempre con Bernardo Bertolucci, L’Ultimo Imperatore (Oscar), Il tè nel Deserto e Il Piccolo Buddah. Per il circuito italiano un documentario su Roma.
Collabora a numerosi filmati pubblicitari e, per Barilla, a Fusillo con M. Magrì.

Giuseppe Calzolari